Sarà stato anche un intervento efficace e mobilitante,
quello della Palin di ieri sera (cfr. qui). Ma ormai la campagna elettorale dei
repubblicani ha deciso che di contenuti non si deve proprio parlare. Si
racconta la propria storia, si espone ai riflettori il figlioletto down, si fa
mettere un’improbabile cravatta a un ancor più improbabile padre teen-ager che
ha l’aria di uno che vorrebbe starsene in Alaska a giocare a hockey e a farsi
delle birre con gli amici. Si punta insomma tutto sul character, proprio e ancor più altrui, dopo l’inflazione di (grandi e sconclusionate) idee e visioni del momento neoconservatore
senza filtri
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